CLUB: IL PROGRAMMA 2018-19 DELLA COMMISSIONI AMBIENTE
- Dettagli
-
Pubblicato Domenica, 02 Settembre 2018 15:09
-
Visite: 477
DALL’ACQUA AL CLIMA: CONOSCENZA DEI CAMBIAMENTI IN ATTO, AFFRONTABILI SOLO SULLA BASE DI ADEGUATA INFORMAZIONE SCIENTIFICA

La Commissione è presieduta da Gianpaolo Zangrando e composta da Marta Acco, Mario Drigani, Massimiliano Fantin, Rodolfo Franchin. Nel suo secondo anno d’attività, ha individuato due argomenti d’interesse su cui focalizzare l’attenzione del Club:
- Le variazioni climatiche degli ultimi decenni e le previsioni fino alla fine del secolo. Implicazioni sociali ed economiche.
- Le pinete di Lignano Sabbiadoro, formazioni artificiali nate con la località balneare e che presentano evidenti segni di degrado. Un problema naturalistico, paesaggistico e turistico.
VARIAZIONI CLIMATICHE
Tale scelta prende spunto dalle seguenti motivazioni:
- Il problema, ormai evidente, ha da tempo animato sui media un dibattito con implicazioni non solo scientifiche, ma anche sociali e politiche. Se le evidenze scientifiche dimostrano come, nel corso della storia, le condizioni climatiche del pianeta Terra siano sempre variate per cause naturali (modifica dell’orbita terrestre, diversa irradiazione solare, la deriva dei continenti, il vulcanismo), oggi si è consapevoli che la maggior causa del fenomeno sia da ricercarsi al di fuori della naturalità, ma per azione specifica dell’uomo. L’indice accusatore è rivolto infatti verso le emissioni di gas climalteranti derivanti dall’impiego smisurato dei combustibili fossili e verso l’uso non sostenibile del territorio e delle risorse naturali. Non più quindi problema prettamente scientifico, ma soprattutto politico e sociale.
- L’alternarsi tra facili allarmismi e indifferenza della pubblica opinione richiede un approccio serio e giustificato, capace di portare una giusta e doverosa informazione in particolare negli ambienti intellettualmente più recettivi e capaci di discernere da pressioni politiche spesso precostituite.
- I cambiamenti climatici in Friuli Venezia Giulia sono da tempo oggetto di studio da parte del Servizio Ambiente della Regione Friuli Venezia Giulia, la quale ha demandato all’Ossevatorio meteorologico e Gestione dei rischi naturali di ARPA (coadiuvata da importanti istituti regionali quali gli atenei di Udine e Trieste, il Cento Internazionale di Fisica Teorica di Trieste –ICTP-, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste –OGS- e l’Istituto di Scienze Marine di Trieste - CNR-ISMAR -).
- Stando alle previsioni climatiche elaborate dal Centro Internazionale di Fisica Teorica per il territorio del Friuli Venezia Giulia fino al 2071-2100 (ipotizzando situazioni o scenari più o meno favorevoli) che confermano un prevedibile aumento della temperature di 3-5°C per fine secolo, si è potuto formulare degli indicatori riferiti al livello del mare, alla variazione della vegetazione, alla presenza di ghiaccio. Si prevede:
- Aumento del livello marino di alcune decine di centimetri rispetto ai valori attuali;
- Per la vegetazione si evidenzia una forte riduzione dell’areale interessato da specie tipicamente alpine e una forte espansione di quelle tipiche delle aree mediterranee e sub-tropicali.
- Si prospettano cambiamenti negli ecosistemi sia terrestri che marini, con conseguenti variazioni delle produzioni nei settori dell’agricoltura, dell’allevamento e della selvicoltura.
- La possibile intensificazione delle piogge alluvionali (causa una diversa distribuzione delle stesse nell’arco dell’anno), degli eventi di acqua alta lungo le coste e le variazioni del ciclo dell’acqua in termini di ruscellamento, scorrimento superficiale, infiltrazione ed evaporazione porterà all’intensificazione di eventi alluvionali.
I riflessi sulla vita sociale della Regione saranno pertanto evidenti, con ricadute (non obbligatoriamente negative) su tutte le categorie economiche.
PROPOSTA
Si propongono due caminetti di sicuro spessore scientifico e culturale.
Dati i rapporti personali, ho verificato e ottenuto la disponibilità dei due relatori per i due caminetti da tenersi in periodo invernale.
- Ing. MASSIMO CANALI, Direttore Generale del Servizio Ambiente della Regione Friuli Venezia Giulia, già direttore del Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana, rotariano, che potrà relazionarci in merito a quanto sopra esposto.
- Dr. PAOLA DEL NEGRO, biologa marina, Direttrice l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS), rotariana, che potrà relazionarci in merito agli aspetti marini e costieri derivanti dalle variazioni climatiche previste.
LE PINETE DI LIGNANO SABBIADORO
La pineta di Lignano, come le altre ampie pinete che vegetano i litorali sabbiosi del Veneto (da Cavallino a Bibione) e del Friuli-Venezia Giulia (da Lignano a Grado) sono il risultato di un intervento antropico volto a difendere la fascia costiera, gli insediamenti e le colture dell’entroterra dalle intemperanze dei venti marini. L’impianto della pineta è iniziato negli anni ’20 e ha avuto termine negli anni ’50. Nella zona viveva un unico tipo di pino, il Pino nero (Pinus nigra) al quale sono state affiancate altre specie provenienti da climi più temperati: il Pino domestico (Pinus pinea), il Pino marittimo (Pinus pinaster) e il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis). L’intervento antropico non ha però nel tempo fatto perdere la caratteristica vegetazionale autoctona, mantenendo di fatto le specie arbustive ed erbacee preesistenti e formando quella particolarità di bosco oggi visibile, formata da una parte arborea del tutto importata e da una parte arbustiva ed erbacea costituita da specie autoctone, la cui consociazione è di alto valore naturalistico.
Nessuna delle specie di pino componenti la pineta di Lignano si trova quindi nel suo areale ideale: troppo caldo per il pino nero, troppo freddo per gli altri tre tipi di pino. Oggi se ne vedono gli effetti; senescenza precoce, incapacità di rinnovamento naturale, debolezza nei confronti dei parassiti.
Parte della pineta originaria si è trasformata, causa l’espansione urbanistica, in bosco-giardino. Le parti di pineta rimaste bosco semi-naturale (in particolare la pineta EFA) presentano gravi aspetti di degrado fitosanitario dovuti alla decadenza della componente arborea artificiale (i pini) tali da far temere per il futuro la sopravvivenza di queste particolari formazioni.
PROPOSTA
Si propone una visita illustrativa all’interno della pineta EFA, con particolare alla parte nord dell’area EFA che a breve sarà destinata a parco.
La visita, da organizzarsi a fine estate o a primavera ventura (più o meno in concomitanza con il nostro ritorno presso il Golf Club) mi vede disponibile in qualità di accompagnatore (per quanto di mia competenza) con l’eventuale partecipazione di un esperto naturalista da definirsi con cui illustrare gli aspetti di particolare interesse e pregio presenti in un luogo che, pur essendo urbano, nessuno mai ne immaginerebbe la presenza.
La Commissione infine si propone di monitorare altri importanti campi di interesse ambientale specificatamente collegati al nostro territorio e di informare il Consiglio Direttivo circa le possibilità di un eventuale coinvolgimento del Club.