TEMA: “DIRITTI DELLE DONNE”

INTERCLUB A SAN VITO AL TAGLIAMENTO

La serata alla quale hanno partecipato soci di vari club ha avuto nella signora Afsaneh Vahdat, membro della FITNAH, una appassionata sostenitrice della difesa dei diritti delle donne e ancor di più delle bambine da violenze ufficialmente tollerate quando non ammesse che affondano la loro origine in arcaiche tradizioni che sembrano tuttora sopravvivere nel mondo islamico.

Il dott. Taher Djafarizad, che ha tradotto le sue parole in italiano, l’ha presentata così.

Asfaneh Vahdat è nata in Iran nel 1959. Quando scoppiò la rivoluzione era studentessa universitaria a Parigi e decise di

trasferirsi in Iran per frequentarvi l’università di Isfahan. Dopo la rivoluzione culturale entrò in clandestinità e nel 1089 con il marito e il figlio fuggì dall’Iran emigrando in Svezia. Attualmente è membro dell’organizzazione FITNAH (che si occupa a livello internazionale dei diritti delle donne) e responsabile degli EX mussulmani in Svezia. Lavora presso un istituto governativo svedese che si occupa di spose bambine (tra i 14 e 18 anni) provenienti dal Medio Oriente ed Africa.

Già a 16 anni, vedendo la povertà del popolo del Sud Iran, tale da ricavare il pane dalla farina dei noccioli dei datteri, unico sostentamento disponibile, decise di adoperarsi per aiutarli. Ricorda che quando suo padre la vide soffrire tra i poveri le disse: “Povera figlia mia, mica le dita di una mano sono tutte uguali fra loro.” Dopo aver letto il libro del pedagogo Makarenko ebbe un unico desiderio: avere una grande casa nella quale ospitare tutti i bambini poveri.

La sua relazione è iniziata con una citazione di Brecht “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prender gli ebrei. E stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.”

Ha proseguito partendo dai passaggi della sua vita. La rivoluzione per una società iraniana più giusta non l’Islam, un Iran nella quale le spose bambine erano limitate a qualche caso nei villaggi sperduti, la grade delusione per la rivoluzione tradita, le migliaia di attivisti uccisi, leggi discriminatorie, l’uso del velo come bandiera e la donna valutata la metà dell’uomo. Paese tornato a prima del medio evo con bambine di 9 anni considerate sessualmente donne. Pratiche che coinvolgono genitori residenti in Europa che distruggo il futuro quando non la vita delle figlie. Episodi in Svezia dove l’intervento della polizia le ha consentito di salvare ragazzine destinate ad essere spedite in Medio Oriente.

Una valutazione drammatica di 800 milioni di bambine in pericolo. Il tentativo di impaurire lei e i volontari che contrastano queste pratiche. La volontà di lottare il diritto delle bambine alla gioia dell’infanzia. I sacrifici imposti alla propria famiglia e in particolare ai figli che però capiscono e condividono.

Numerose le domande alle quali risponde che l’apparente democraticità e laicismo di numerosi governi maschera una intollerabile violenza e considerazione delle donne come inferiori.

Drammatica situazione in molti paesi come India e Pakistan, ammonizioni, arresti e violenze per le contro le attiviste. Il tutto nell’assordante silenzio di chi accetta la tesi che esista il diritto mediorientale di mantenere in quanto propria cultura i propri usi.

Una serata che induce o dovrebbe indurre a riflessioni profonde per un movimento come il rotary che sta impegnandosi per salvare dalla polio le vite di milioni di bambini e bambine.

Per approfondire: http://www.fitnah.org/fitnah_english.html Fitna (or fitnah, pl. fitan; Arabic: فتنة , فتن‎:  molteplici significati in arabo: "tentativo, sedizione, rivolta civile”.